Un ex chimico austro-ungherese, licenziato in tronco dalla ditta per cui lavorava, [una multinazionale impegnata nelle ricerche sul cibo sintetico, transgenico e a scadenza illimitata] ha deciso di esporre il prodotto delle sue fallimentari ricerche in una galleria d’arte contemporanea.
L’artista, utilizzando gomme commestibili, gelatine, paste de-coloranti e purè di paraffina, è riuscito a replicare l’esatta consistenza dei cibi eliminando il sapore e il colore.
Chiunque metta sotto i denti i suoi manufatti avvertirà la sensazione esatta della consistenza delle pietanze, ma gusto zero.
Mentre si mangia, ad esempio, una bistecca al sangue sintetizzata, si percepisce nel palato l’ ”idea” di bistecca al sangue.
Niente colore, niente odore, niente sapore, ma in bocca i denti avvertiranno all’istante la inequivocabile consistenza di una fantastica fiorentina grondante sangue bovino.
Gli invitati alla performance partecipano entusiasti e divertiti.
Tutti si dilettano ad assaggiare le insolite forme esposte tentando di indovinare le pietanze e gli ingredienti evocati nel cavo orale.
Ma l’inconveniente è dietro l’angolo.
L’ex scienziato infatti non è riuscito altrettanto brillantemente a sintetizzare la consistenza dei liquidi.
Tentando di servire agli ospiti l’ ”idea” di un Cuba Libre e di un ottimo Chianti del ’61, ha provocato un macello.
L’unica cosa in comune tra i differenti beveroni sintetici è risultata l’altissima gradazione alcolica.
Sorseggiando i due liquidi inodori, insapori e incolori tutti si sono messi a discutere animatamente a proposito di quello che stavano bevendo.
Un critico, evidentemente alterato, sosteneva di aver bevuto un distillato alle pere e urlava e inveiva contro tutti quelli che erano convinti di aver esagerato con i Margaritas.
In breve si creano gruppi di convinti sostenitori del Gin Tonic opposti ai Bloody Mary’s.
Strenui difensori del Limoncello arrivarono alle mani con chi era assolutamente convinto di aver bevuto vari Pernod.
Quando l’artista è entrato nella sala con un enorme cubo di gelatina trasparente per mostrare il materiale con cui aveva creato le sue opere, è stato scambiato per un cameriere che serviva il sintetico-dessert.
È finita a virtuali torte in faccia.