
Artisti?
Parliamone.
Il domatore di nuvole
Un nefologo filippino, scacciato dall’associazione dei metereologi con l’accusa di cialtroneria, ha deciso di applicare le sue personali scoperte e tutta la sua attrezzatura alla produzione artistica.
Dopo aver piantato dei pali di ferro ai quattro vertici nell’orto dietro la sua casa, ha creato un campo magnetico di grandi dimensioni convinto di poter modificare le forme delle nuvole.
Ha radunato giornalisti, critici e persone interessate al mondo dell’arte e si è sistemato nel cesto di un piccolo pallone aerostatico, tenendo tra le mani due lunghe antenne metalliche collegate con dei cavi d’acciaio ai pali conficcati nel terreno.
La piccola mongolfiera si è librata in aria fino a circa cinquanta metri ed è stata ancorata a terra con una grossa fune.
Lassù il filippino ha iniziato a muovere le lunghe antenne in direzione delle nuvole sovrastanti.
Tutti gli invitati alla performance, radunati attorno al tavolo del rinfresco, inizialmente non prestano molta attenzione all’artista in piena opera a cinquanta metri sopra le loro teste.
Ma, dopo poco, svuotando i loro calici, tutti sono costretti ad alzare gli occhi al cielo e la suggestione, amplificata dall’alcol, illude le menti.
Più di un invitato nota che le nuvole modificano rapidamente la propria forma.
La piccola folla inizia a chiamare ad alta voce le figure che crede siano opera dell’ex-metereologo.
Chi vede un gatto gigante, chi il volto di un santo, qualcuno indica il cielo spiegando che le nuvole hanno preso le sembianze di un vulcano con un denso fumo nero che si sprigiona dal cratere.
In effetti un nerissimo nuvolone carico d’acqua si sta portando sulla verticale del raduno.
L’artista, dalla sua posizione altolocata, capisce che forse è meglio scendere, ma il suo agitarsi disperato verso chi deve riportarlo a terra, viene interpretato come un livello superiore di trance creativa raggiunta dal performer.
Anzi, alla vista dei suoi gesti disperati, tutti, contenti come fanciulli, si spellano le mani in un fragoroso applauso, coprendo le lontane urla di terrore che giungono di lassù.
Improvvisamente una contorta vena di luce bianchissima congiunge il cielo con la terra.
Ed un immane boato accompagna le scintille sprigionate dai pali conficcati nel terreno colpiti dalla potente saetta.
Molti svengono.
Quelli rimasti coscienti, resi sordi dal frastuono, fuggono terrorizzati.
Solo dopo molte ore, passata la tempesta, i pompieri sono riusciti a riportare a terra il filippino, bianco in volto ed in preda ad un fortissimo shock.
Nessuno sembrava contento di rivederlo sano e salvo.
Dopo aver piantato dei pali di ferro ai quattro vertici nell’orto dietro la sua casa, ha creato un campo magnetico di grandi dimensioni convinto di poter modificare le forme delle nuvole.
Ha radunato giornalisti, critici e persone interessate al mondo dell’arte e si è sistemato nel cesto di un piccolo pallone aerostatico, tenendo tra le mani due lunghe antenne metalliche collegate con dei cavi d’acciaio ai pali conficcati nel terreno.
La piccola mongolfiera si è librata in aria fino a circa cinquanta metri ed è stata ancorata a terra con una grossa fune.
Lassù il filippino ha iniziato a muovere le lunghe antenne in direzione delle nuvole sovrastanti.
Tutti gli invitati alla performance, radunati attorno al tavolo del rinfresco, inizialmente non prestano molta attenzione all’artista in piena opera a cinquanta metri sopra le loro teste.
Ma, dopo poco, svuotando i loro calici, tutti sono costretti ad alzare gli occhi al cielo e la suggestione, amplificata dall’alcol, illude le menti.
Più di un invitato nota che le nuvole modificano rapidamente la propria forma.
La piccola folla inizia a chiamare ad alta voce le figure che crede siano opera dell’ex-metereologo.
Chi vede un gatto gigante, chi il volto di un santo, qualcuno indica il cielo spiegando che le nuvole hanno preso le sembianze di un vulcano con un denso fumo nero che si sprigiona dal cratere.
In effetti un nerissimo nuvolone carico d’acqua si sta portando sulla verticale del raduno.
L’artista, dalla sua posizione altolocata, capisce che forse è meglio scendere, ma il suo agitarsi disperato verso chi deve riportarlo a terra, viene interpretato come un livello superiore di trance creativa raggiunta dal performer.
Anzi, alla vista dei suoi gesti disperati, tutti, contenti come fanciulli, si spellano le mani in un fragoroso applauso, coprendo le lontane urla di terrore che giungono di lassù.
Improvvisamente una contorta vena di luce bianchissima congiunge il cielo con la terra.
Ed un immane boato accompagna le scintille sprigionate dai pali conficcati nel terreno colpiti dalla potente saetta.
Molti svengono.
Quelli rimasti coscienti, resi sordi dal frastuono, fuggono terrorizzati.
Solo dopo molte ore, passata la tempesta, i pompieri sono riusciti a riportare a terra il filippino, bianco in volto ed in preda ad un fortissimo shock.
Nessuno sembrava contento di rivederlo sano e salvo.
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